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Paolo Pagliotto New York 2005 - 01 

Viaggio al centro del mondo (2 buoi in business - day 1)

 

(sottofondo musicale: "Leaving New York" dei R.E.M.)

Dunque, da che parte inizio? Dovessi iniziare proprio dall'inizio, dovrei iniziare da tutti i film, telefilm e documentari riguardanti l'America che ho visto nel corso di questi miei ultimi 30 anni di vita. Ma onestamente sarebbe eccessivo ed annoierebbe più di una persona. Mi limiterò allora a far partire il conto alla rovescia dal 06.11.03 (giorno del mio ritorno a casa dalla mia prima trasferta newyorkese), passando, come tappa fondamentale, per il 04.04.04 dove ho fatto contemporaneamente primato personale e tempo di qualifica per la Maratona di NY del 2005. Lì ho deciso che sarei andato nuovamente a NY, ed ho martellato ai fianchi più persone cercando di convincerne il più possibile del mio gruppo, restando poi solo in due (io ed il Mune, "quasi" compagno di squadra). Tralascierò i diversi "tentativi" per riuscire a far stare dentro ai tempi di qualifica altre persone che poi non sono potute partire.

Inizierò invece dal primo giorno di trasferta, con la sveglia alle 04.30 per passare a prendere il Mune a casa e prendere l'aereo (British Airlines Nizza/Londra e American Airlines Londra/NY) alle 08.00 da Nizza, con intermezzo Londra Heathrow di due ore per la coincidenza. Qui la prima nota degna di segnalazione. Chiediamo naturalmente la possibilità di stare vicino al finestrino, e per tutta risposta (dopo breve consultazione con il collega) l'addetto al check-in, con espressione dispiaciuta, ci comunica che posti presso il finestrino non ce ne sono, ma che se volevamo poteva assegnarci due posti in business class... Noi accettiamo "a malincuore" (o almeno, facciamo finta di dimostrare tale dispiacimento), e facciamo così lo "sforzo" di sederci in mezzo ai corridoii laterali su due belle, comodissime e larghe poltrone in pelle, con braccioli simili a quelli del mio divano a casa.
(Mune: http://tinypic.com/fl8oyo.jpg)
Ogni sedile ha il suo monitor personale, indipendente degli altri posti, con cuffie Bose, e film/telefilm/programmi attuali in visione. Le poltrone erano reclinabili quasi in orizzontale, con poggia gambe, cuscino e copertina 100% lana (che, vi dirò in tutta onestà, ora fa la sua porca figura di là in soggiorno) in dotazione, così come anche una mini trousse da viaggio con prodotti di necessità. Vi lascio immaginare i commenti e le risate che io ed il Mune ci facevamo, vedendo gli altri passeggeri ("stipati come vacche da macello" e "plebaglia" era il nostro commento ironico più gettonato) sgomitare e stringersi nella classe turistica. Non vi dico poi il trattamento degli assistenti di volo nei nostri riguardi. Prima del pasto ci hanno portato aperitivo ed il menù, dal quale abbiamo scelto, tra molte proposte, io "Grilled fillet of beef accented by cherry and chocolate balsamic sauce, served with a cheddar polenta cake and asparagus and celery medley" e lui "Roasted chicken breast enhanced by bordolese sauce, served with sauteed chard and carrots and truffles celeriac puree" (ovviamente il tutto seguito da abbondanti di dolce, doppio per me), anzichè i vassoi pronti con pasta scotta rifilati alla "plebaglia" là dietro... Se penso che noi abbiamo pagato euro 350 l'uno per il tragitto completo a/r, ed invece il nostro vicino di sedia americano ne avrà pagato almeno il triplo/quadruplo per il solo viaggio Londra/New York...

All'arrivo a New York paghiamo però pegno, passeggiando "allegramente" sul marciapiede del terminal una bella ora abbondante in attesa del pulmino privato che avevamo prenotato dall'Italia e che ci doveva accompagnare all'ostello a Manhattan. Ovviamente l'autista ci aspettava dentro e noi l'aspettavamo fuori... Ma il trasferimento passa in fretta con lui (Carlos, dell'Ecuador) che, appena scoperto che eravamo italiani, iniziava a cantare le canzoni di Nicola di Bari, Bobby Solo, Little Tony e compagnia varia. E noi che potevamo fare? Abbiamo cantato con lui a squarciagola con i finestrini abbassati, mentre passavamo per le strade di Brooklyne ed il Queens. Tra una canzone e l'altra io non potevo fare a meno di notare che lì il traffico era sì intenso, ma non eravamo quasi mai in coda fermi. Non esistono le rotonde in America (perlomeno non tra il JFK e Manhattan, oltreché in TUTTA Manhattan), eppure si scorre via sempre bene, e questo resterà un mistero insoluto per tutto la vacanza.

All'arrivo in ostello (Big Apple Hostel, 119 west 45th street) pagavamo altro pegno. La pulizia della camera era approssimativa, a dir poco. Capelli sul coprimaterasso ed una struttura generale in stato di semi abbandono mi portano a lamentarmi con la ragazza (ovviamente ispanica) al ricevimento, ma lei, dopo avermi portato lenzuola pulite con le quali rifarmi il letto concludeva il discorso con un "..., but it's an hostel, not an hotel.". Al chè io, ormai provato dal viaggio, mi rifiutavo di ribatterle e portavo le lenzuola in camera. I bagni fortunatamente sembravano meglio tenuti e puliti rispetto alle camere, e questo ci consolava non poco (anche se quei cacchio di cessi con l'acqua fin sul bordo e la mancanza di bidet non li capirò mai!)

Ci fiondiamo giù dalle scale per andare subito a ritirare il pettorale, e passiamo da Times Square. Ragazzi, non mi ci abituerò mai. Per quello che ho vissuto io il passeggio a Times Square è paragonabile solo all'arrivo a Venezia con la ferrovia o entrare nella sala degli Uffizi dove è conservata la nascita di Venere del Botticelli.
(metà piazza al mattino dopo: http://tinypic.com/fl8q6r.jpg)
La sindrome di Stendhal colpisce entrambi e restiamo due minuti abbondanti in mezzo alla piazza a naso all'insu senza dire nulla, non potendo fare a meno di notare che si è illuminati a giorno in qualunque ora si passi di lì. 24 ore su 24 neon e schermi lcd enormi (probabilmente anche al plasma) passano messaggi pubblicitari, spot di spettacoli teatrali o televisivi bombardano il passeggiatore da ogni angolo. Qui praticamente non è proprio una guerra/competizione, ma vince sul serio chi ce l'ha più grosso...

Il ritiro dei pettorali è velocissimo, tre minuti da quando si entra nel Jacob Javits Center (Mune vicono al cartello che indica il tempo mancante alla partenza: http://tinypic.com/fl8so2.jpg) a quando si lascia la zona consegna buste, resta solo da far oltrepassare indenne la carta di credito oltre la "barriera" degli espositori che ti offrono tutto il possibile immaginabile di prodotti per la corsa. Io decisi che, data la stanchezza (grazie al fuso orario saremmo stati svegli ed in movimento da quasi 22 ore) dovevamo scappare via quasi subito da lì per fiondarci in camera a dormire prima svenire su di un marciapiede qualunque della 42nd street. E poi dovevamo anche mangiare! Che c'è di meglio che inaugurare la trasferta americana con bel piatto di rumentame vario che i "deli's" ti offrono a qualunque ora del giorno/notte? Ma optiamo per una semplice trancio di pizza al volo da mangiare mentre tornavamo in ostello. E mi sono proprio vantato di aver rubato (sì, proprio così: ho RUBATO!) la coperta 100% lana della business class da utilizzare sul letto per la notte. Non come il Mune che ha dovuto utilizzare quelle fornite dalla proprietà per non prendere freddo durante la notte, e che è arrivato anche ad offrirmi dei soldi per non essere costretto a dormire con i capelli (di altri) addosso! Ma la stanchezza è stanchezza, ed una volta sdraiati non ci si fa subito caso, addormentandocisi subito, schizzinosi o no...

End of day 1 (continua...)
Pagliotz. 

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