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Roma 2005 - di Mario Bitti

La dura legge dei San Pietrini !!!!!!!!!

E’ passato oltre un mese dalla maratona di Roma, ma non sono ancora risuscito a perdere l’accento romanesco che mi fa cantare “Er barcarolo và, contro corente…”. Eppure, essendo un bittese doc, non dovrei avere difficoltà a pronunciare correttamente le parole con la doppia erre ….

Bando alle ciance, è stata una bella esperienza, anche se le premesse non erano delle migliori. Infatti, eccetto due o tre fortunati, gli altri eravamo tutti acciaccati, alcuni con problemi influenzali, altri, a causa dei carichi di lavoro, aveva i tendini in condizioni tali da dover riposare per tre o quattro mesi. De André in una sua celebre canzone cantava “Ma la passione spesso conduce…..”.

Il buon Bustianu ha cercato di sollevare lo spirito “tirando fuori”, durante il viaggio in aereo, un saporitissimo e promettentissimo tirami su.

Dopo aver ritirato i pettorali ed aver abbondantemente libato (volevamo, scaramanticamente, ripetere Firenze), le camere dell’albergo si sono trasformate in un ospedale da campo (aspetto non trascurabile: mancavano le infermiere); Angelo, dall’alto della sue esperienza, si è prodigato nei confronti degli “atleti” in condizioni pietose, con pomate ed antidolorifici di tutti i tipi, Giovanni ha decantato l’uso della propoli per combattere i mal di gola e le sindromi influenzali e tutti siamo andati a letto con la segreta speranza che, sei, sette ore di riposo, potessero bastare per fare un miracolo. Aimè , non sapevo che al centro di Roma, all’interno di una camera d’albergo, fosse in funzione, senza soluzione di continuità, una segheria di tipo industriale, adatta a tagliare sia i grossi tronchi che la legna per le piccole stufe. Oltre che il grande Sebastian Bach ho apprezzato il grandissimo Bustian Casuh.. La mattina tutti a chiedere delle condizioni di salute altrui, e tutti, ci siamo incamminati alla partenza con propositi più o meno bellicosi. Da tutte le strade che portano a via dei Fori Imperiali affluiva gente, alcuni con espressioni gioiose, altri, considerata la vicinanza del Colosseo e di tutto quello che in passato aveva ospitato,  con una faccia patibolare, forse perché iniziavano a realizzare che, tutto quello che gli avevano detto sui San Pietrini, non era vero.

Infatti, un gruppo di Buon Temponi (certamente non in senso cronometrico), aveva affisso nelle vie di Roma, una serie di manifesti che annunciavano la distribuzione gratuita di cioccolatini al peperoncino, alla crema, etc, i San Pietrini, così chiamati in onore di San Pietro, a tutti coloro che avessero portato a termine la maratona di Roma.

I Giapponesi, forti delle loro capacità organizzative ed un po’ sospettosetti, avevano provveduto a fare un sopra luogo del percorso e pur essendo abituati al supremo sacrificio per la Patria (banzai), si sono rifiutati di correre, preferendo rientrare integri al sacro posto di lavoro.

Noi tapini, una volta ingabbiati, ci siamo avviati al nostro destino, ognuno attaccato al suo portatore di palloncino, nella speranza di poterlo seguire per i fatidici 42,….

La fase iniziale è stata tranquilla, tanto, considerato l’affollamento, non era possibile correre più di tanto. I primi assaggi di San Pietrini non sono stati indigesti, ma lo sarebbero diventati più avanti…

Viale della Conciliazione, Piazza Navona, Fontana di Trevi, Piazza di Spagna, la Piramide, gli ultimi due chilometri, l’arrivo, il caos degli zaini, il rientro in albergo.

L’incontro tra Giovanni e Mal dei Primitives, la sua voglia di cantare e dirgli che lui era più bravo, che non c’era storia tra l’ugola d’oro di Tonara e quella di Liverpool.

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