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07 Novembre 2004 - Roberta Elia fa il personale a NY

3h21'38".

Credo che il punto piu' basso di tutta la preparazione possa essere
collocato a meno dieci dalla gara. Uscita per correre 10km a 4'40" ero
tornata a casa dopo aver corso 700mt a 5'25" ...con fatica e, disperata, al
telefono con Gianni dall'altra parte, mi sembra di sentirlo ancora mentre
dice: "Va bene cosi' ...meglio oggi che fra dieci giorni...".
La testa non c'era ma poi, il giorno successivo, ero riuscita a fare un bigiornaliero in
cui la mattina recuperavo l'allenamento sospeso sostituendolo con delle
variazioni "troppo veloci" e nel pomeriggio tornavo in linea con la tabella con una corsa lenta
rigenerante.

Quante volte mi sono stati descritti i saliscendi di New York, quante volte
miglio dopo miglio, con l'altimetria del percorso di fronte a me, ho
ascoltato i consigli di Gianni. Quante volte ho letto l'analisi del percorso
di Orlando. E piu' me ne parlavano piu' lo sentivo mio.

Il 7 Novembre inizia alle 5 del mattino, il sole ci accoglie da subito ed e'
anche gradevole star distesi su quel prato in attesa della partenza.
Prima di consegnare la borsa con gli indumenti bacio la nostra spilla DRS,
inseparabile compagna che ogni volta mi attende al traguardo...

Sono proprio in prima fila, perderò soltanto 7sec perche' siamo posizionate
un po' indietro rispetto al tappeto ...e si parte.

Credo sia stato lo start piu' emozionante della mia storia podistica.

Ho la sensazione di cavalcare la salita del primo miglio, sono veramente
piccola di fronte all'immensita' del Verrazzano, di fronte all'immensita' di
questa Maratona. Ed io, piccolo puntino bianco, sto correndo, diligente, a
destra perche' cosi' mi aveva detto Gianni, perche' solo cosi' avremmo avuto
la possibilita' di incontrarci e, poco dopo, ecco che arriva, insieme a
Carlo ... sentire le loro voci mi sembra di buon auspicio.

Scollino e mi butto giu'. Alle mie spalle Emiliano grida: "Roby vai piano,
non farti prendere dalla discesa!". E' strano sentirsi chiamare a New York!
Mi conosce poco, non sa che le discese
sono il mio punto di forza. Le correro' tutte piu' velocemente possibile,
tutte anche le piu' brevi, anche quelle con pendenza minore ...anche quando le mie
gambe grideranno dal dolore.

Scorrono le miglia, scorre New York ed ho la consapevolezza di star correndo
troppo forte. Mi sento bene, sono molto concentrata, sento tanto
rumore intorno ma difficilmente mi soffermo con lo sguardo. Continuo a
sentirmi un puntino bianco in questa immensita' e tale e' la folla presente
lungo il percorso. Adesso pero' non posso lasciarmi andare all'emozione. Su
e giu' ... le gambe girano, la mente vola. Alcuni cartelli non li vedo
neanche ...il mio unico obiettivo e' quello di andare avanti. Transito alla
mezza in 1h36'30" e, sebbene le sensazioni siano ancora buone, la mente adesso
vacilla ...sto rischiando di gettare all'aria una buona preparazione.

Nell'affrontare la salita del Queensborough mi rendo conto che ...sara' dura
... Vado su con cautela, tanto piu' che soffia anche un vento piuttosto
fastidioso ...e non finisce mai. La mia forza sta nel "dejà vu": e' la prima
volta che vengo a New York ma questo percorso lo conosco a memoria ... Sento
la folla che grida laggiu' in fondo, stanno aspettando ognuno di noi ed a
me, piccolo puntino bianco con le ali ai piedi, a questo punto, sembra
veramente di volare.
Intorno al 19mo miglio pero' mi rendo conto che qualcosa si sta rompendo, al
passaggio del 20mo mi chiedo: "Chi mi ha tarpato le ali?!". La mente crolla,
ho corso troppo forte, la colpa e' solo mia ...e la voglia di mettermi a
camminare e' tanta, abbasso la testa quasi rassegnata, mi sento stanca ...ma
avanzo. Le medie al km delle successive due miglia sono 5'14" - 5'33" ... In
prossimita' del cartello del 22mo miglio guardo, senza vera intenzione, il
display e, io che sono negata, io che non ne ho mai voglia, mi metto a fare
i conti ... Se solo riuscissi ad impostare un'andatura "normale" valuto che
potrei ancora fare il personale. I quadricipiti sono doloranti, ma se ho
fatto i conti sono lucida ...e penso: <<ci sono periodi della vita in cui
soffriamo per dei mesi interi senza conoscere la fine, cosa sara' mai, in
confronto, mettersi a "soffrire" per 4 miglia e poi basta?!>>.
Lo so ... e' un pensiero dal suono strano ma, con gli occhi fissi in terra e
con le urla della gente nelle orecchie, scopriro' poi di aver corso a 5'01"
al km. Solo un podista, come noi, puo' capire lo sforzo che c'e' stato
dietro.

Allo striscione del 25mo miglio, pur non guardando il cronometro, sento di
star correndo verso quelle 3h24' preventivate. Mi sorprendo a domandarmi
come tutta questa gente possa vedere un puntino bianco. Soltanto quando
compare davanti ai miei occhi lo schermo gigante le proporzioni si
ridimensionano e mi ritrovo a correre dove ci eravamo allenati le mattine
precedenti. Dall'ultima salita il Traguardo diventa sempre piu' grande,
sempre piu' vicino ed il mio sguardo resta fisso sui secondi che scorrono.
Devo riuscire ad arrivare prima dei 60 ...e cosi' sara' ...ma soltanto
quando lo taglio mi rendo conto che i minuti sono 21 ...alzo le braccia al
cielo e penso che da sola non ci sarei mai riuscita.
Ed io non sono sola. Oltre quella linea, fra qualche minuto, fra qualche
ora, fra qualche giorno, ci sara' Gianni, Orlando, voi della Lista, i miei
compagni di Societa' ....tutte persone con cui condividere la mia gioia e
mentre penso questo incontro gli altri del gruppo ... sono le prime persone
a cui dico il mio tempo e, quando mi abbracciano, piango ...

Con la medaglia al collo e due lacrimoni pronti negli occhi mi dirigo verso
l'appartamento. Tanti, tantissimi volti sconosciuti mi fermano per
congratularsi e non so fare altro se non sorridere commossa a tutti.
Ad un semaforo mi rivolge la parola un signore anziano con il bastone e, in
spagnolo (per l'affinita' con la nostra lingua) racconta che anche lui
correva e, alla Maratona di New York, era sempre stato presente come
volontario, assistente lungo il percorso. Quest'anno, per la prima volta,
non gli era stato possibile ...e mi indica il bastone aggiungendo: "Questa
mattina ho pianto". Mi chiede in quanto tempo ho concluso. Quando glielo
dico il suo volto triste si allarga in un sorriso e mi tende la mano.
Abbasso gli occhi e penso che lui, oggi, ha sofferto piu' di me. Lo saluto e
mi allontano ...vado a mettere sotto chiave tutte le emozioni di questo
7 Novembre 2004.

Grazie.


Roby


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