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26 settembre 2004 - Alghero di Luigi Spefanopoli |
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Maratona e 1\2 di Alghero Certe
mattine mi sveglio con uno strano entusiasmo, è come se sentissi un
richiamo atavico, un profumo forte e selvatico che m’induce ad alzarmi e a
cercare il primo paio di scarpe da running disponibile. Esco da casa quando
l’aurora mostra il suo volto e la rugiada scivola sulle foglie del mio
monte preferito e inizio piano piano a far andare le gambe con scioltezza
cercando le carezze di una leggera brezza mattutina. Solitamente
quest’incontro è frequente tra fine primavera e l’estate in quanto è
quel periodo dell’anno in cui il motore del mio corpo non viene provato
per preparare la mitica distanza che Filippide (o Fidippide) corse secondo
la leggenda greca da Maratona ad Atene per informare gli ateniesi della
vittoria sui persiani. E stanotte è proprio di questo che voglio parlare,
di Maratona e di sacrificio. A fine
Maggio quando con gli amici del Circolo venimmo a conoscenza della
possibilità di una nuova Maratona in Sardegna rimanemmo molto scettici.
Troppe volte siamo rimasti scottati dalle esperienze di Assemini da
una parte e di Platamona dall’altra, entrambe manifestazioni che si
reggevano su una esigua partecipazione degli atleti isolani e di una quasi
nulla presenza di forestieri. Ma su percorsi come questi che non
presentavano nulla di suggestivo e dove all’arrivo non ti veniva nemmeno
data la giusta ricompensa, cioè quella agognata medaglia, molto si è detto
e scritto e non serve pertanto aggiungere altre parole e considerazioni. Poi
a Maggio è arrivata la fantomatica Maratona “internazionale” di
Arzachena che ha fatto dell’inesperienza degli organizzatori l’unica
scusante per una serie incredibile di errori, orrori e disastri. Ma anche di
questa ho scritto qualcosa che potete trovare sul nostro sito www.amatorinu.it
e lì vi rimando amici di questo meraviglioso sport. Oggi
invece mi preme parlare di Alghero perché è l’emblema di tutto ciò che
una Maratona non deve essere, cioè la vanificazione di quel sacrificio che
un maratoneta compie allenandosi per 3-4 mesi per poter portare a termine
questa mitica e durissima distanza. Io oggi, 26 Settembre 2004, dovevo
correre la Maratona di Alghero, ma per una serie di accadimenti ho dovuto
rinunciarvi e ho dovuto dirottare la mia partecipazione alla mezza dper la
quale valgono le medesime considerazioni che andrò a esporre. Ma se avessi
partecipato cosa avrei ottenuto in cambio dei miei incredibili sforzi?
Quello che ogni grande Maratona (Milano-Venezia-Padova-Roma) a cui ho
partecipato mi ha offerto? Certo che no, perché sembra che solo in Sardegna
siamo capaci di rubare i soldi a chi ha la passione per questo sport. Solo
nella nostra amata isola ci sentiamo presi in giro ripetutamente da chi
crede di sapere che un atleta sardo può e deve correre solo nella sua amata
terra. Ma così non sempre è ed io mi auguro che si prenda coscienza di
questo e che tutti insieme si protesti vivamente nelle sedi opportune per
evitare che si ripetano schifezze di questo genere. Perché chi organizza
una Maratona deve conoscere gli sforzi che un atleta compie e deve fare di
tutto affinché in gara, prima e dopo, questo non si senta solo e
abbandonato così come è avvenuto nella triste giornata di oggi. Questa
mattina ci siamo svegliati alle 5.00 per
arrivare puntuali alla partenza fissata alle ore 8.45 e nessuno di
noi avrebbe mai immaginato che alle 9.00 si distribuivano ancora i pettorali
e forse si accettavano ancora iscrizioni. Ma far partire la gara 1 ora dopo
non significa niente per chi non è a conoscenza che le temperature elevate
fanno calare il rendimento di 5-10 secondi a km causando a volte
disidratazione e colpi di sole. E far partire la gara 1 ora dopo significava
far arrivare la maggioranza dei partecipanti a percorrere i km più duri e
difficili, quelli che oltre che con le gambe e il cuore, vengono percorsi
anche con la testa, nell’ora in cui il sole è più caldo e poco incline
ad ascoltare le tue suppliche. E mi chiedo se ci fossero state le 3\4000
persone che ci sono nelle più belle maratone italiane a che ora saremo
partiti? Il giorno dopo come minimo. Forse. Ma a questi pseudo organizzatori
sembra sfuggire anche l’importanza del chilometraggio così che dal
28esimo al 34esimo km, punto davvero nevralgico della gara, si sono persi i
riferimenti. Non si capiva se l’andatura era ancora quella giusta oppure
si stava andando troppo forte con il rischio di esaurire le scorte di
glicogeno prima del tempo e di non mettere in funzione il meccanismo di
reperimento di energia dai grassi. Ma forse anche di questo gli
organizzatori sono all’oscuro e non capiscono che la Maratona si può
correre bene solo con precisi e puntuali riferimenti chilometrici ed allora
ogni considerazione su questo punto è vana. Ma questi improvvisati
organizzatori non sanno che ogni 5 km ci devono essere non solo i
rifornimenti adeguati ma anche gli spugnaggi che invece i poveri maratoneti
hanno incontrato solo 2 volte? Ma ciò
che rimane ancor più incomprensibile è spendere la modica cifra di 50 euro
per non avere durante tutto il percorso nemmeno un bicchiere di sali
minerali, nemmeno un pezzo di banana, un po’ di frutta fresca o secca,
insomma qualcosa che giustifichi un tale esborso finanziario per partecipare
a questa manifestazione. Forse il pacco gara svelerà l’arcano. Io ho
speso 20 euro perché mi ero iscritto prima del 30 giugno (ho fatto la mezza ma ero iscritto alla maratona), ma non credevo
generasse un effetto contrario sulla qualità del contenuto. Vedevo alcuni
atleti con le magliette griffate Mizuno o Reebok mentre la mia era di quelle
scadentissime che dopo il secondo lavaggio utilizzi come panno per
spolverare (e pensare che a Nuoro noi abbiamo dato delle buone maglie per
soli 4 euro dati totalmente in beneficenza)
poi ho visto quelle dei miei amici e mi sono rincuorato. Lasciamo
perdere le considerazioni sul traffico semi aperto con rischi di
investimento per chi dopo il 30 km non ha più la lucidità di guardare
davanti a se’ o di fianco. E lasciamo pure perdere l’aspetto relativo
alla scarsa propensione della gente comune ad accettare che per un giorno si
possa anche fare a meno di questo mezzo chiamato macchina e non affronti
questi poveri podisti come se fossero il pericolo numero 1 per la loro gara
quotidiana. Soffermiamoci sul chilometraggio della mezza che da quattro anni
cambia percorso, allungandosi sempre di più, ma rimanendo sempre una gara
di 21 km e 97 metri. Io capisco che un atleta un giorno non sia in forma ma
quando tutti e dico quasi tutti fanno tempi superiori di 3-4 minuti al
rispettivo personale o alla media che solitamente si tiene in questo genere
di gara allora vuole dire che qualcosa non torna. Oggi sappiamo benissimo
che abbiamo corso 22 chilometri e non 21,097 come dice il regolamento, ma il
mio cronometro invece di 1 h e 20’ ha segnato 1 h 24’ vanificando i miei
allenamenti e facendomi correre tutta la gara con un insoddisfazione che poi
ho scoperto essere generalizzata e diffusa in tutto l’ambiente. Noi
corriamo per passione ma siamo anche persone competitive che amano mettersi
in gioco e migliorarsi, quando inizi a correre a 3’50 e vedi che il
cronometro segna al km 4’01 hai un giramento di palle incredibile che ti
toglie entusiasmo, convinzione e voglia di soffrire. Poi arriviamo alle
premiazioni e se Arzachena era un esempio da non seguire beh qui siamo
andati oltre ogni aspettativa. Siamo svegli dalle 5.00, abbiamo viaggiato,
corso sotto il sole per 22 km, avremo o no il diritto di vedere le
premiazioni in tempi celeri per poter poi andare a pranzo. Alle ore 14.00,
stufi di aspettare ce ne siamo andati. E’ incredibile non riuscire
a prendere i primi 10 arrivati della mezza e premiarli subito e poi stilare
le classifiche solo dei primi tre di categoria per velocizzare il tutto e
rimandare il resto con più calma al giorno dopo. No era meglio prima fare
l’intera classifica per esasperare un po’ gli animi e aspettare che la
maratona si concludesse. Poi sulla qualità dei premi è meglio stendere un
velo pietoso. Insomma
cosa si può dire ancora di questa gara ma il discorso si può estendere
anche alle altre maratone sarde. Ma
qualcuno si è mai chiesto perché partecipano solo 30-40 persone? Ma
nessuno comprende il perché la gente preferisce volare a Roma, Berlino,
Milano, Londra etc. Io
preparo le Maratone con un impegno e una dedizione unica. Mi alzo alle 6.00
del mattino le domeniche d’inverno per fare i lunghi con gli amici, e li
facciamo con il vento, la pioggia, il freddo e quest’anno anche con la
neve. Durante la settimana facciamo i salti mortali per
fare salite brevi, medie, lunghe o ripetute da 3-4-5 km o altri
lavori ad elevata intensità raggiungendo anche punte giornaliere di 22/24
km e settimanali di 100/110km cercando di non trascurare il lavoro, la
famiglia e gli affetti e poi devo vedere quello che ho visto oggi ad
Alghero. No cari miei io non ci sto e preferisco che la mia passione trovi
la giusta ricompensa tra le vie di una bella città oltre mare dove le
iscrizioni costano anche meno e dove ti assicurano una serie di servizi
unica e appagante. Io credo che Voi organizzatori siate degli incapaci in
materia perché avete come unico obiettivo lucrare sulla nostra passione e
non avete la più pallida idea del lavoro che ci vuole per correre 42km195m
(ma anche per farne la metà con intensità doppia) altrimenti portereste
solo rispetto per questi poveri matti che corrono senza prendere un
centesimo solo per giungere al traguardo. Io non
critico il fatto che Alghero possa ospitare una maratona ( a Nuoro sarebbe
davvero difficile trovare un percorso che non spacca le gambe) critico chi
la organizza solo per guadagnare un profitto e lo fa con un pressappochismo
sconcertante e umiliante per chi corre in queste condizioni. Io
corro con l’entusiasmo di un bambino davanti a un nuovo gioco…ma oggi ho
incontrato ancora una volta persone che questo entusiasmo non l’hanno
capito. Preferisco sempre alzarmi al mattino, farmi baciare dal vento e
pensare che l’allenamento della prossima settimana mi porterà il 28
Novembre a Firenze dove un km sarà sicuramente di 1000 metri e non di 1050
come ad Alghero. Meditate
gente meditate. Luigi
Stefanopoli |
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