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Padova 2006 - di Pierpaolo Stefanopoli 

 Cuore, Cuore e Cuore, questa è stata la mia Padova, prova valida come Campionato Italiano Assoluto sulla distanza di 42 km e 195 metri. Essa rappresenta anche la mia 24° Maratona assoluta, che dovrebbe essere anche il primato della provincia di Nuoro (Che soddisfazione!!), vabbè c’è Orsini che dice di averne fatto 1 in più, ma negli annali non si trova traccia dei suoi arrivi :-). L’idea di fare Padova mi è balenata per la testa circa 10 giorni dopo aver disputato la Maratona di Barcellona, gara che avevo preparato molto bene, ma nella quale non ero riuscito ad ottenere quello che in quel momento ero certo di valere. Tra l’altro l’idea di lasciar andare Francesco Soro a correre in solitario in terra veneta non era carina. Quindi, dopo aver riscontrato, con 3 richiami tostini, che il fisico era ancora integro e non avendo avuto segnali di cedimento, ho preso la decisione di partire, quantomeno per provare a vedere se riuscivo ad abbattere il  personale sulla distanza. Ero molto carico e nello stesso tempo sereno, consapevole che non avevo nulla da perdere, un anno trascorso con ricche soddisfazioni, e una prima parte del 2006 non certo avara di risultati. La mattinata di sabato trascorre in modo molto tranquilla e veloce, sveglia alle 4.30 e partenza da Nuoro alle 5.00 destinazione Aeroporto Costa Smeralda, da qui destinazione Milano Linate e via con taxi alla stazione centrale per prendere il treno che ci porterà a Padova. All’arrivo a Padova si intuisce facilmente che il giorno dopo ci sarà da sudare più del previsto, ogni tanto una leggera brezza di vento fa sperare che il clima possa un po’ cambiare, ma sarà solo un’illusione. La sera viene trascorsa in compagnia di amici podisti conosciuti via internet all’expo situato a  Prato della Valle, e alle 20.00 in 15 si va a cenare tutti insieme allegramente. Sono momenti molto belli e sinceri,  non si avverte nessuna tensione nel volto nostro. Il carico di carboidrati è decisamente consistente con una bella pizza in corpo, un piatto di bigoli al pomodoro e per chiudere una bella crostata alle mandorle il tutto condito da una bella 0.40% di birra alla spina niente male, il tutto per la modica cifra di euro 14,00. La notte, Ahimè, rappresenta la nota dolente del viaggio, alloggiamo in un ostello davvero carino, purtroppo  la nostra stanza è composta da 13 letti, tutti podisti naturalmente, ma tra questi anche la presenza di un estraneo alla corsa, che per tutta la notte non smetterà un attimo di russare (tipo M. Bitti),  comica è stata la scena di un podista napoletano che alle 24.00 si è alzato e lo ha minacciato se non avesse smesso, insomma per farla in breve poche le ore godute di sonno. Arriva la mattina del 23, il grande giorno. Come previsto la temperatura è già abbastanza elevata alle 8.00 quando con il pullman si arriva a Vedelago (16°) e da qui sarà un continuo aumentare per tutta la mattinata.  L’organizzazione è perfetta, Qui ci si cambia in fretta e si entra nelle gabbie tutte ben presidiate dagli addetti ai lavori, incontriamo podisti conosciuti, tra questi non posso non ricordare i vari Bonomo e Carta di Olbia, Carboni e Grussu di Tempio, M.Grazia Piras e i f.lli Melis di Cagliari, Luca Speciani, Addirittura Linus che tenterà di abbattere il proprio personale (non so se ci sia riuscito) e tante altre persone con le quali ho avuto modo di scambiare alcune chiacchiere e allentare la normale tensione pre gara. Del piccolo sodalizio nuorese siamo in 4, tutti MM40, pronti a conquistare il titolo di campioni di Italia di categoria. La punta di diamante sono io, ma oggi anche Giovanni Chessa, Corrado Mazzone e Francesco Soro possono dire la loro (Sicuroooo!!!). Sono le 9.00 Pum!!! Si parte, + di 4500 podisti cercheranno di arrivare a Padova (ma ben 1200 saranno i ritirati e il motivo sarà facile da intuire). Con Francesco ci si da un in bocca al lupo e ognuno va per la propria  strada, la sua purtroppo finirà prima L. Sono particolarmente rilassato, sto bene e i primi km ne sono la conferma, viaggio facile a 4’10”/15” a 30 metri dal gruppo delle 3 ore, non voglio avere problemi nei ristori. Ho già abbandonato l’idea di partire un po’ veloce, preferisco passare alla mezza in 1 h 29’ e cercare nella seconda parte di aumentare il ritmo (sarà la mossa azzeccata questa). La prima parte va via molto veloce, siamo un bel gruppo e si attraversano diversi paesini tutti in festa, che ti incitano e i bimbi ti danno il cinque. Come al solito divido la gara in 4 parti, 10/21/30 e 42, ogni traguardo raggiunto rappresenta un obbiettivo completato. Arrivare al 10° km non rappresenta un problema, siamo in tanti, si parla, si scherza, ancora la gara non è iniziata, e infatti, dopo 42’ il cartello del primo traguardo viene raggiunto.  Al 18° km non posso non notare nel cartello elettronico di una farmacia che la temperatura è salita a 23°, tra me dico sarà dura J. Ad ogni ristoro, molto ricco tra l’altro, prendevo 2 bottigliette d’acqua, 1 per bere e l’altra per versarmela sopra, il caldo si faceva sentire. La cosa davvero sorprendente era quella di riprendere podisti già in crisi dopo soli 20 km, podisti che ingenuamente non avevano valutato le condizioni climatiche della giornata. Questi sono sicuramente i km migliori, visto che attraversiamo numerosi paesini in festa, tutti ti incoraggiano, ti incitano, e questo ti da una grande forza, ma nello stesso tempo non è sufficiente a garantirti l’arrivo al traguardo. In queste gare la componente più importante, oltre quella di uno stato di forma buono, è l’atteggiamento mentale nell’affrontare la gara, atteggiamento positivo e di grande forza nel saper gestire i momenti difficili che si presenteranno nel finale di gara, quando l’alta temperatura e l’alto tasso di umidità indeboliranno il nostro corpo, allora quello sarà il momento di far lavorare bene la testa e tenere duro. Io tengo duro!!, Arriviamo al 2° traguardo, quello dei 21 km e 95 metri, passiamo in 1 h 29’11” come da copione, sto molto bene, il gruppo delle 3 ore è ancora numeroso, ma già cominciamo a perdere pezzi. Corro un po’ fianco a fianco con un ragazzo dell’atletica Ploaghe, mi dice che mi conosce, cerca di convincermi ad aumentare l’andatura, ma non mi fido e lo lascio andare. Questo è uno dei momenti più difficili per chi affronta la Maratona. I km tra il 23° e il 30° km sono quelli che ci danno le indicazioni chiare di come stiamo fisicamente,   e stranamente in tutte le maratone che affronto sono i più lenti a passare, di certo il paesaggio non ci aiuta. Il corpo continua a mandarmi messaggi buoni, corro accanto al pacemaker, che stranamente comincia ad ansimare più del previsto, e in effetti i km dal 28 al 31 risultano essere lentini (4’19” la media), è in difficoltà, non so come comportarmi, che faccio?? Aumento?? Non è il caso, da qui al 36° km comincia la parte più brutta della gara, in aperta campagna, si corre fianco al canale e si fanno lunghi rettilinei che non terminano mai, se si entra in crisi è facile crollare. Decido di rimanere con lui, ma le gambe cominciano a farsi sentire un po’ stanche, che mi succede?? Sono al 34° km le forze sembrano volermi abbandonare, avverto quella sensazione di stanchezza nelle gambe tipica di quando finisco le Maratone in condizioni pietose, tra me mi dico: Non è possibile!!, stavo bene sino a qualche km fa. Per farla in breve, sono in crisi e rallento, passo il km in 4’23”, cerco di tenere duro, comincio a fare qualche calcolo, se tengo i 4’30” arrivo poco sopra le 3 ore, può andare bene visto la giornata terribilmente afosa, il pacemaker è dietro di me, in crisi anche lui. Sbuffo, mi dico forza non mollare, i 2 km successivi riesco nuovamente a portarmi a 4’16”, ma sto soffrendo troppo, sono al 36° km, Diamine!!  Mancano 6 km TIENI DURO!!!, il diavoletto che è dentro la mia testa mi dice: fermati, dove vai? La gara è finita, non riuscirai più a risollevarti, sei in piena crisi eheheheh. Rallento, è finita, ha vinto lui, faccio il 37° km a 4’25” (il più lento di tutti), la crisi a questo punto è violentissima, di quelle da fermarti  e continuare alternando corsa/cammino, ma cerco di resistere. Mi raggiunge il pacemaker, mi incita a non mollare, mi dice attaccati a me, siamo solo io e lui, non so come ma trovo la forza di reagire, gli sto praticamente incollato, gli dico di stimolarmi e di  non lasciarmi correre da solo. Le gambe sono durissime, ansimo tantissimo, sto cedendo mentalmente, arrivo al 38° km convinto di saltare in aria, ero anni che non provavo queste emozioni. Sono all’ingresso di Padova, ecco il cavalcavia, l’ultimo ostacolo serio prima di buttarmi dentro l’arco che delimita la parte nuova con quella antica della città. Raggiungo Luca Speciani in piena crisi, gli dico di fare gli ultimi 2 km insieme, ma non ha la forza di reagire. Questa è la parte più bella del percorso, tutta all’interno del corso e tutta transennata, si corre nel pavimento lastricato e con ali di folla che  urlano e ti sostengono nei km finali !! Sono 2 km interminabili, che neanche io so come sia riuscito a fare, riesco a prelevare dal mio corpo le ultime energie che mi rimangono, è difficile spiegare le sensazioni che si provano in quegli attimi, ti senti svuotato completamente di ogni cosa, e solo quando in lontananza intravedo i gonfiabili colorati, la voce dello speaker che annuncia l’arrivo del pacemaker  delle 3 ore, allora le endorfine salgono a mille e tutti i dolori spariscono, mi sento un eroe idolatrato da tutti, le gambe riprendono fiato e mi involo verso il traguardo a braccia alzate terminando in 2 h 59’ 24”, tempo che sino a mezzora prima era impensabile.  E mentre a Prato della Valle la folla festeggiava l’arrivo dell’eroe Pier Paolo, difficilmente qualcuno si ricorderà degli altri 3 moschettieri  del Circolo, uno mai giunto al traguardo colpito rovinosamente dalla sindrome di Interdipendenza, mentre gli altri 2 dati alla partenza in formissima, giungevano all'arrivo in mezzo al gruppo dei marmaglioni :-) .

 

 

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