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MARATONETI NON IMMORTALI - di Michele Licheri

Domenica 23 aprile, Mauro Risi di 45 anni, tesserato per i Vigili del Fuoco, a poche decine di metri dal traguardo crolla a terra e muore per arresto cardiocircolatorio. A nulla è valso il tempestivo intervento dei soccorsi presenti sul percorso. Intanto gli arrivi si sono susseguiti mentre il cadavere era ancora steso per terra.

    Si corre per diversi motivi: perché giova alla salute; perché ci permette di scoprire ancora l’universo del gioco quantunque il tempo e gli anni siano passati; si corre per piacere, quindi; ma anche per scoprire il senso della sfida e allora spostare sempre più in là il nostro personalissimo limite. Ciò significa abbassare il tempo di percorrenza di una data distanza; oppure allungare ulteriormente il numero dei chilometri da percorrere: è quindi naturale passare da un diecimila ad una mezza maratona e infine correre una maratona.

     Nel fare tutto ciò, nonostante la fatica, il sudore, qualche dolore, si prova anche piacere; altrimenti saremmo solo dei masochisti. Essere inondati da cascate endorfiniche fa stare meglio; migliora la qualità della vita di tutti. Ma attenzione: non rende immortali! La morte è un evento tragico ma connesso alla vita che può colpire chiunque in qualunque momento. E tal destino, tal mistero, tale arcano va rispettato. Non siamo che un attimo, bave di vento e spume a pelo d’onda, zefiri d’aprile! Vi sono fatti, accadimenti, a volte fenomeni che esulano dalla nostra comprensione e dal nostro controllo che mettono a nudo la nostra umanità, la nostra debolezza, il nostro limite, anche quando protesi verso una sfida estrema, odissea, viaggiamo decisi in preda ad esaltazione o in trance lambendo, forse, il delirio di onnipotenza.

      A parte il lato puramente agonistico –che tra l’altro amo e coltivo- vi è anche un altro modo d’intendere la corsa: filosoficamente e asceticamente; soprattutto durante certi allenamenti di lento in natura; bene, in tali condizioni non è difficile fare esercizio di ragione e riflettere sondandoci e sondando l’animo umano nelle più remote periferie dell’essere alla ricerca di ragioni, motivazioni e significati esistenziali tali da supportare le nostre verità. Verità anche scomode. In ogni caso ben oltre le mode e i dettami comuni. La verità della vita e dei rapporti umani sta ben al di là della società dello spettacolo.

       Spettacolo che la mezza maratona di Alghero – senz’altro ben organizzata- ha voluto tenere in piedi, a mio parere, ben oltre il dovuto. C’era un morto per terra, le prestazioni atletiche e cronometriche erano già state espresse, la festa con il suo tourbillon di voci, colori, atleti e pubblico era ferita; il suo spirito allegro oscurato; perché tenere in piedi il bel circo a tutti i costi e non coltivare –almeno per una volta-  il silenzio? Appurata la morte dell’atleta si potevano ultimare gli arrivi, sospendere le premiazioni, invitare i presenti a dedicare un pensiero o una preghiera allo sfortunato atleta Mauro Risi.

                              Sinceramente Michele Licheri

                                                                                     

 

 

 

 

 

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